29/03/12

Ninja Gaiden 3 - Recensione

"Steel on Bone of my ass!!"

Giorni fa, mi sono regalato una passeggiata di salute. Aperitivo da Burger King, una breve capatina in una fumetteria concorrente, per spiare i prezzi e spiegazzare qualche variant cover (so cosa pensate: è brutale prendersela con dei fumetti innocenti ma, in questo businness, io amo chiamarli danni collaterali), per poi concludere la mia gita fuori porta in un negozio di videogiochi. Rifornirsi in un negozio fisico nell'era digitale? Yep, sono un inguaribile romantico. Specie da quando Hank Moody mi è apparso in sogno dicendomi: "Amazon è per i pavidi, per coloro che non amano sedurre le loro prede, prima di condurle nel disc tray della console".

Veniamo al dunque: una volta entrato nel negozio, non ho potuto non notare una schiera di ninja, tutti in processione verso il bancone. Alcuni si fustigavano sferrando colpi di nunchaku, altri stringevano qualcosa in mano, un oggetto mistico e indefinito che perdeva sangue copiosamente. 
Mi sono avvicinato alle spalle di un ninja, e gli ho strappato l'oggetto dalle mani. 
Era una copia di Ninja Gaiden 3, la stessa che, dopo una veloce permuta, risiede adesso nella mia amorevole Xbox 360. Be', che dire. Dovrei essere eccitato come Jabba in un strip club all'idea di rencensire il terzo capitolo di una delle saghe action più amate di sempre, celebrata in tutto il globo per il suo sistema di combattimento sopraffino ed il tasso di sfida d'altri tempi. Ma non lo sono. 
Perché Ninja Gaide 3 è un fottuto insulto.

Rivalità a fil di katana
Il cambio al vertice nelle gerarchie interne del Team Ninja, da Tomonobu Itagaki all'infido Yosuke Hayashi, ha inflitto un durissimo colpo a questo glorioso brand. E' risaputo che Hayashi avesse un pessimo rapporto con Itagaki che, ricordiamaolo, è il creatore del franchise di Dead or Alive e del capitolo che nel 2004 rilanciò la serie di Ninja Gaiden (ferma alla generazione dei 16-bit), portandola a delle vette di eccellenza assoluta. Hayashi ha sempre criticato molte delle scelte operate da Itagaki (la ricerca, nelle sue opere, della violenza esasperata e di un'ammiccante tensione erotica, le storie volutamente scarne e funzionali all'azione), e le divergenze creative tra i due non sono mai state un segreto. Qualche anno fa, Itagaki, per degli spiacevoli alterchi con la casa madre, la Tecmo, fu costretto a lasciare il Team Ninja e le sue amate creature. Da allora, vaga in esilio per il giappone in cerca di vendett... ahem, no, non è questa la nostra storia... da allora, Hayashi il meschino è a capo del Team Ninja, e ha deciso di prendersi la rivincita nei confronti dell'odiato e temuto rivale.

Hayashi sviscerato
Per comprendere l'entità del danno causato da Hayashi alla serie di Ninja Gaiden, bisogna partire dalle assurde e strampalate idee alla base di questo terzo capitolo. Una storia invasiva, che nelle intezioni di Hayashi doveva rendere il gioco più adulto, ma che non riesce a discostarsi dai toni da b-movie tipici dalla serie, intaccandone però lo smalto e l'asciuttezza, e un gameplay completamente stravolto. La trama, mal narrata, pretenziosa e con personaggi insulsi, il cui unico pregio è il saper suscitare del sano umorismo involontario, vede il ninja Ryu Hayabusa (storico protagonista della serie) colpito da una maledizione slava (!), scagliata da un'organizzazione terroristica che, per poter distruggere il mondo, deve far provare a Ryu tutto il dolore inflitto durante la sua turpe esistenza. Quando si dice l'invidia. Ovviamente (come poteva essere altrimenti) il giocatore prenderà il controllo di Ryu, facendo a fettine infinite schiere di nemici nel corso dei (pochi) livelli che compgono l'avventura. Entrambe le linee tracciate, storia più strutturata e gameplay semplificato, sono state volutamente intraprese da Hayashi e i suoi tirapiedi per abbracciare un bacino di utenti più casual. Paradossalmente, le modifiche apportate alla struttura di gioco tipica della serie non solo precludono la buona riuscita del prodotto, ma mettono il giocatore diversamente abile davanti a situazioni inutilmente frustanti, lì dove, nei capitoli precedenti, era unicamente la destrezza del giocatore a fare la differenza tra il game over e il proseguire dell'azione. In NG3, l'intero impianto ludico ruota attorno all'unica vera novità introdotta dal bieco Hayashi: la famigerata tecnica d'attacco Steel on Bone, pensata per restituire la sensazione di affondare la lama di una katana attraverso le carni, spezzando le ossa e squarciando gli organi interni della vittima. All'atto pratico, questa simpatica trovata si traduce con la telecamera che stringe sull'azione, immortalando la morte dell'avversario in una truculenta finisher al rallentatore (per la verità, non così violenta, visto che il tutto si limiterà ad una spruzzata di sangue, quando i colpi inflitti suggeriscono ben altro). La roba divertente è la dinamica con cui vengono attivati i colpi Steel on Bone. Questa, semplicemente, non esiste. Al giocatore, per tutta la durata del gioco, verrà unicamente richiesto di martellare i due tasti d'attacco a caso e, a totale discrezione della CPU, alcuni dei colpi sferrati si tradurrano magicamente in attacchi Steel on Bone affettatutto. Da qui in poi, il team di sviluppo ha agito unicamente per sottrazione eliminando, uno ad uno, i tratti distintivi della saga. Tutti i tagli operati e le scelte effettuate hanno reso il gioco ripetitivo, inutilmente caotico e frustante. Un action claudicante ed amorfo dove il giocatore non ha il minimo controllo sul fluire dell'azione e lo svolgersi degli scontri, indubbiamente potenzialmente spettacolari ed affascinanti per un pubblico raffinato e contemplativo, ma totalmente privi di equilibrio e ritmo. 

NG3 non solo è un gioco pessimo se paragonato agli illustri predecessori, ma lo è in relazione alla media del genere. E' un gioco insufficente su più livelli, che non mancherà di insoddisfare sia il giocatore duro e puro sia quello meno esigente e sbarazzino. Un simile tonfo, per un brand storico, non si registrava nell'industria dall'uscita di Sonic The Hedgehog nel 2006. Il gioco del porcospino blu, però, era afflitto da bug indicibili che ne funestavano un'esperienza di gioco sulla carta potenzialmente appagante. In NG3, invece, sono proprio le basi dell'impalcatura ludica ad essere marcie, divorate da una moltitudine di tarle voraci, tutte con la stessa faccia deforme di Yosuke Hayashi.

Ripongo il disco di gioco nella sua confenzione. Continua a sanguinare. E' stato colpito da una maledizione. Una maledizione slava. Ma l'omuncolo che l'ha scagliata non l'avrà vinta.

Passerò il gioco e la sua maledizione ad un'altro giocatore. Lui vivrà l'orrore sulla sua pelle e, a sua volta, cederà il gioco a qualcun'altro. Finché la maledizione non si sarà estinta ed avrà perso i suoi influssi malefici. 
Uniti, nerd di tutto il mondo, daremo il giusto tributo al clan Hayabusa e al suo amorevole padre putativo. 

Perché un ninja può sanguinare a frotte, perire in combattimento, ma la sua leggenda... quella continuerà a rieccheggiare nei secoli.

Sì, Tomonobu Itagaki, quell'ultimo affondo, mortale e definitivo, l'ho inferto anche per te.

Voto:



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